Musicoterapia attiva

Dottoressa Daniela Bobbo

Introduzione

L’utilizzo della musica in ambito terapeutico è un approccio curativo che trova testimonianze già ai tempi degli egizi su un geroglifico che descrive la gioia e il benessere indotti dalla musica; non dobbiamo quindi stupirci che ai giorni nostri sia una metodologia ampiamente diffusa e che i ricercatori stiano cercando di dimostrarne anche l’efficacia scientifica.

La musicoterapia si definisce come l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) con una o più persone, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressività, l’organizzazione e altri aspetti terapeuti rilevanti al fine di soddisfare necessità fisiche, emozionali, psicologiche, sociali e cognitive (World Federation of Music Therapy, 1996).

Come è facile comprendere, la musicoterapia si discosta dal mero insegnamento musicale, con finalità estetiche ed artistiche, ma si pone scopi terapeutici e rappresenta una forma di relazione in cui il musicoterapeuta esperto è un mezzo attraverso il quale la persona si apre al mondo esterno. Come diceva Richard Wagner, la musica è il linguaggio universale. Tra gli scopi principali c’è infatti quello di favorire la comunicazione attraverso il linguaggio non verbale, esprimere le proprie emozioni, condividere i propri sentimenti e stati d’animo, ma anche sviluppare gli aspetti sociali della persona; dal punto di vista evoluzionistico-antropologico, sembrerebbe che la musica abbia avuto la capacità di cementare una comunità, scandendone i ritmi e rinsaldando i legami tra i suoi membri, favorendo la coesione sociale.

Questo aspetto è quanto mai importante se teniamo in considerazione che bambini con significativi problemi fisici si trovano ben presto in una condizione di restrizione sociale e di isolamento (Blake, 1995; Brown & Gordon, 1987) anche a causa del fatto che non sono in grado di esplorare il mondo esterno a loro. Dal punto di vista psicologico, la musicoterapia permette alle persone coinvolte di prendere contatto con il proprio mondo interno; le esperienze sonore, così come quelle olfattive e tattili sono infatti tra le prime esperienze di vita del bambino. Inoltre, la musica stimola numerose funzioni cognitive, tra le quali la memoria, le capacità attentive, le capacità logico-matematiche, la motricità fine e bisogna sicuramente essere in grado di fare i conti con la dimensione temporale e spaziale.

Gli ambiti di intervento possono riguardare ad esempio, nell’età evolutiva e nell’adolescenza, l’autismo infantile, il ritardo mentale, la Sindrome di Rett; mentre nell’adulto trova applicazione ad esempio nelle demenze, nei disturbi dell’umore o nei disturbi alimentari e in generale in tutte le gravi disabilità motorie.

Risultati attesi

La musicoterapia si è dimostrata efficace nell’aumentare i comportamenti comunicativi in bambini con autismo (Edgerton, 1994), nel migliorare la coordinazione oculo-motoria e le relazioni interpersonali in bambini con ritardo mentale (Aldridge et al., 1996), nel facilitare l’esplorazione dell’ambiente circostante e nell’accrescere la consapevolezza sociale e le interazioni con i coetanei nei bambini ipovedenti (Gourgey, 1998).

Vi sono inoltre ricerche che dimostrano come la terapia con la musica favorisca l’acquisizione di adeguate abilità sociali tra gli adolescenti con problemi comportamentali (De Carlo, 2001) e, in bambini con Sindrome di Rett, è stato documentato un significativo miglioramento della capacità di socializzazione, un incremento del linguaggio e dal punto di vista motorio, un significativo aumento della frequenza e della durata del movimento di prensione di oggetti (Yasuhara & Sugiyama, 2001).

Sulla base di queste importanti considerazioni, i risultati attesi potranno essere rilevati sul piano motorio, cognitivo, del linguaggio, dell'attenzione, relazionale e saranno valutati mediante griglie di valutazione e osservazione on site (sorride… si assopisce… si agita… contatto oculare…)



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