Cuffia Stax SR-L 700 mk2

Trovo che le cuffie Stax abbiano la capacità di riportare l’attenzione dove è giusto che sia: sulla musica: mettendo a fuoco più di altri sistemi, le vibrazioni, le risonanze armoniche e le relazioni strumentali che intercorrono in una esecuzione, liberate come sono, da vincoli costruttivi che finiscono inevitabilmente per alterare la riproduzione e per questo motivo le considero anche un viatico verso la purezza dell’ascolto musicale.
Ho provato questa splendida cuffia con almeno 3 amplificatori differenti, e l’ho confrontata con un altro paio di cuffie Stax di cui parlerò di seguito e sono proprio contento della resa, una resa che fa comprendere con efficacia quanto salendo di qualità la cuffia Stax tenda a sparire, a lavorare per sottrazione, svelando progressivamente la scena ed abbattendo silenziosamente il muro che divide l’esecuzione dalla riproduzione, trasformando l’ascolto in una magnifica esperienza.
Nella Stax 700 mk2, ovvero la versione rinnovata della precedente 700, cambiano piccole cose ma anche caratteristiche più importanti come il cavo separabile ed il conduttore in rame e argento che probabilmente conferisce qualcosa anche al suono.
Sono cuffie molto comode e personalmente le trovo anche belle esteticamente; i pad in pelle evidenziano nelle cuciture un passaggio artigianale che spezza con il design hi teach del prodotto ed è sensibilmente migliorato il supporto ( questa volta in metallo ) con uno snodo che lavora verso il massimo comfort. Anche l'archetto risulta comodo e pienamente regolabile ma con l'unica annotazione che nella posizione zero potrebbe risultare leggermente abbondante per chi ha la testa di piccole dimensioni.

Ma veniamo al suono che rappresenta l'aspetto che ci interessa maggiormente: la premessa è sempre la stessa: esistono cuffie elettrostatiche ed esistono le Stax: queste ultime si sono guadagnate giusta fama in quattro decenni di sviluppo e suonano meglio rispetto a qualsiasi concorrente, non me ne vogliano gli altri produttori, ma per le mie orecchie il suono Stax risulta sempre più materico e realistico.
Ed anche Stax in 40 anni si è evoluta, e qualche critica giunta all'orecchio dei progettisti su di una certa mancanza di basso è stata raccolta e sviluppata nelle recenti produzioni del marchio.
Sembra che le 700 mkii abbiano imparato a strizzare l'occhio ad un suono più moderno e versatile perdendo forse una piccola percentuale di quel rigore formale che ha conquistato molti appassionati di musica classica, ma rendendosi ora più adatte ad un ascolto di qualsiasi genere musicale.

il suono di questa cuffia, si propone appagante e completo, ricco di armoniche, brillante il giusto, articolato e veloce come le migliori realizzazioni elettrostatiche sanno proporre, qualitativamente superiore alle cuffie dinamiche o magnetoplanari della stessa fascia di prezzo.
Diventa facile riconoscere il timbro degli strumenti e persino seguirne il fraseggio nell'insieme orchestrale; trovo che il palcoscenico offerto sia adeguatamente ampio e corretto senza ricorrere a panorami accattivanti ma artificiosi come alcune cuffie amano proporre.
Mi colpisce l'aspetto verticale della scena sonora, nel quale risulta immediata la collocazione degli strumenti nella giusta posizione spaziale e le potenzialità di questa caratteristica aumentano col crescere della qualità dell'amplificazione e della sorgente.

Una cuffia comoda dicevo, inserita in un marketing più moderno, volto a dare una piccola sterzata al corso Stax, acquisendo nuovi estimatori e non soltanto i puristi del suono cristallino, ma senza rinunciare ad evidenziare le più tenui sfumature timbriche e le peculiarità espressive della voce e dei suoni acustici.
Cosi la nuova SR-L 700mkii riesce a districarsi con ottima disinvoltura nel jazz come nel Pop leggero, nella classica come nel rock melodico e grazie ad una intonazione complessiva più arrotondata sia in basso che in alto e si lascia ascoltare per ore senza fatica. Come ogni cuffia ben realizzata, ritengo la 700mk2 un medium per affinare il proprio orecchio, un utile esercizio d’ascolto che giorno dopo giorno indica la strada per ascolti migliori, fino a quando ci si rende conto che è venuto il momento di cambiare qualche pezzo alla catena: la sorgente, l’amplificatore, alla ricerca di un ulteriore realismo e naturalezza espressiva.
Mi è piaciuta parecchio con l’amplificatore Stax SRM 006TS, leale, energico, con un carattere vivace e molto musicale; mentre con il 700T acquistano maturità e linearità proiettando l’ascoltatore nel mezzo della scena musicale, nel cuore dell’esecuzione, come quando nel pieno del concerto si abbandonano i pensieri e si è totalmente rapiti dalla musica.

Due appunti però mi sento di muoverli: sono figlie di una concezione più moderna del suono Stax e dotate di un basso più presente ma a volte un po’ troppo percepibile, collocato nella gamma degli 80-100hz che finisce per fare ombra alle frequenze sottostanti, frequenze pienamente raggiungibili e completamente riproducibili dalle 700mk2 ma un pò nascoste dall’ego dei bassi primari.
La gamma media è anteposta nella corretta misura, ma potrebbe essere appena migliorata se dotata di una maggiore linearità con il livellamento di un’enfasi attorno ai 1,3-1,4khz mai prevaricante, ma in concomitanza di alcune registrazioni, finisce con enfatizzare un po’ troppo quella gamma, complice la caratterizzazione degli amplificatori della casa, particolarmente “euforici” in quello specifico range di frequenza.
Anche la riproduzione della gamma acuta e sovracuta, arrotondata e lucidata, in generale meno disponibile ad evidenziare asprezze e ruvidità sembra figlia del nuovo corso Stax, ma ammetto che non guasterebbe un pò più di luce nell’ultima parte dello spettro udibile che forniscono “aria”sui dettagli delle rifiniture armoniche e spaziali.
Per contro, con queste cuffie si trascorrono ore felici godendosi tanto gli ascolti delle moderne registrazioni in alta risoluzione quanto le vecchie incisioni che divengono pienamente apprezzabili diversamente da talune cuffie che mettono a dura prova la resistenza delle orecchie.

In conclusione la 700mkII è una cuffia elegante, ricca e di estrema qualità, ben sostenuta in ogni parte della gamma, che sa mettere il focus dove serve, puntando sulla ricostruzione dello spazio fisico e sul rapporto fra uno strumento e l’altro, senza troppi artifici, senza metterci interpretazione, offrendo un ascolto molto vicino a quello apprezzabile dal vivo. Una duplice missione portata felicemente a termine: riprodurre fedelmente la musica ma contestualizzandola precisamente nello spazio dove essa è stata ripresa, senza ricorrere a panorami artifciosi, il tutto sfoggiando un micro-dettaglio che non è un mero esercizio tecnico, quanto piuttosto la riproposizione di una serie di impercettibili informazioni che rendono realistico e plastico il dialogo intra-strumentale.
Ogni voce, ogni strumento è delineato nella scena musicale, prendendo voce propria e respiro corale, senza apparire mai radiografica, ma anzi mantenendo un’ottima musicalità dell’insieme.

Nei trii di Beethoven o nei quartetti mozartiani non c’è solo la melodia fluente scaturita dall’insieme, ma è possibile seguire quasi voce per voce la tessitura musicale affidata alle singole parti.
Uno dei massimi coinvolgimenti con queste belle cuffie elettrostatiche lo si può apprezzare con gli strumenti ed gli organici capaci di spaziare ampiamente nella gamma dei suoni e nella dinamica sonora: penso all’organo, alla grande orchestra sinfonica, ma anche ad alcune riprese di formazioni variegate come recentemente ho trovato in una incisione per fisarmonica e contrabbasso nelle quali la vibrazione dei bassi più profondi risultano riprodotti con naturalezza e realismo, e le orecchie ringraziano !
Un altro suggerimento per saggiare la capacità di queste cuffie, è quello di misurarle con le colonne sonore del cinema, ricche di gamma, enfatizzate fin all’eccesso nelle ascese e nelle discese, mandando occasionalmente in tilt trasduttori dinamici meno allenati: sembra impossibile che le membrane Stax possano risultare tanto veloci e reattive nel toccare frequenze prossime allo zero e risalire con agilità alle alte frequenze, o digerire senza affanno trame orchestrali che portano presto alla saturazione eufonica altre tipologia di cuffie.
Ma questo merito, ad onor del vero, lo devono dividere anche con il comparto amplificazione: ma di questo ne parlerò un’altra volta !

STAX SR-L 700MKII VS SR 007MKII
Il confronto diretto con le 007mkii non mi ha lasciato a bocca aperta: un giudizio strettamente personale si intende, ma aiuta a comprendere quanto sia stato meditato il progetto delle 700mkii, tanto che mi sono apparse quasi di un’altra classe per finezza espressiva e coerenza dell’equilibrio generale ( che poi l’uno è causa effetto dell’altro dato che la cuffia è una vera e propria alchimia ! )
Sopratutto la risposta più lineare che sfoggia la 700mkII la rende preferibile alle mie orecchie senza molti dubbi. Ciò non toglie che la 007 abbia i suoi momenti, a che con alcuni generi o singole esecuzioni possa sfoderare un suono a tratti persino più convincente. Lo testimonia del resto il vasto pubblico di estimatori che ha raccolto, ma mi ha ricordato alcune sonorità un pò “addomesticate” di una regina delle cuffie dinamiche come la Sennheiser HD800.
Nessuno me ne voglia, tanto più che sia la HD800 che la HD800S fanno parte da anni dei miei ascolti, ma la Stax 700mkii ha spostato in avanti l’asticella.

STAX SR-L 700MKII VS SR 009
Il confronto con la 009 ve lo vorrei risparmiare, cosi come ripensandoci avrei fatto bene a saltarlo pure io…ma complice una giornata di ascolti offertami dall’amico Mario Straneo ed il desiderio di completare la visione della gamma Stax con quella che universalmente viene definita “la regina”..
Ebbene si, per quanto suoni bene la 700mkii, bisogna riconoscere che si tratta di una magnifica principessa, una giovane erede designata, ma che deve inchinarsi al cospetto di sua maestà la 009.
Non intendo dire che ci sia un abisso fra le due o che improvvisamente la 700mkii cominci a suonare male ! Semplicemente la 009 rappresenta un ulteriore miglioramento che potrei descrivere visivamente con gli ingegneri Stax che si mettono a tirare il grafico FR della 700mkii alle due estremità: in questo modo la curva….. tende ad allinearsi un poco, come guarita dalla lieve scogliosi di cui vi ho accennato in precedenza, smussando la gobba al basso che adombra le frequenze sottostanti, e limando il picchetto attorno ai 1,3khz liberando rifinitura e sorrisi in gamma acuta.
Una sorta di ascesa verso la perfezione.
Ed aggiungo, che andrei cauto a fare a cambio, perchè in fondo la 700mkii risulta decisamente più versatile e onnivora, mentre la 009 ha una vocazione d’elezione verso la musica classica ed acustica, e sono convinto che se qualche anno fa mi avessero fatto ascoltare la purezza di una 009....molto probabilmente l’avrei giudicata una cuffia asettica e fin troppo algida, perchè come ho spiegato all’inizio, il mondo Stax è un viatico verso l’elevazione dell’ascolto, sfrondando poco per volta le frequenze risonanti che non appartengono alla musica.

STAX SR-L 700MKII VS SENNHEISER HD800
Non posso tralasciare in confronto con la serie HD800 e 800s di Sennheiser: se molti appassionati di classica arrivano a Stax, sono quasi sicuramente passati dalle 800. Avrete sentito dire spesso che questa coppia di cuffie dinamiche – se ben coadiuvate dall’amplificazione - possano rappresentare la soluzione definitiva, ma tutto ciò nell’ambito del sistema dinamico, perché confrontate con la riproduzione offerta dal sistema elettrostatico Stax, cominciano a denunciare qualche limite. Ma a questo punto si apre una diatriba infinita che vorrei assolutamente evitare, perché alla base, secondo il mio parere, esiste solo una scelta soggettiva di partenza circa la visione della musica.
Mi limito a dire che la coppia di HD800 / HD800S che ha sempre rappresentato negli anni la prima scelta nei miei ascolti, con l’arrivo delle 700mkii sono rimaste sempre più spesso sul poggia cuffia.

STAX SR-L 700MKII VS HIFIMAN JADE II
Infine un duplice confronto con un altro sistema elettrostatico che negli ultimi tempi ha fatto parecchio parlare di sé: il combo Hifiman Jade II del quale ho già scritto in un articolo precedente.
Questa cuffia di produzione cinese sa esprimere concetti occasionalmente sconosciuti a molte cuffie dinamiche: scende in basso veloce e precisa, solleticando le orecchie con frequenze talmente basse e scolpite come è difficile sentire altrove. Asciutta, precisa dettagliata, comoda e leggera, iper-rivelatrice sostenuta da un amplificatore allo stato solido che la sa lunga su come farla muovere…OK tutto bene fino a quando non la si pone a confronto con la 700, che fa tutto quanto descritto fino ad ora….semplicemente meglio. La riprova sta anche nel fatto le stesse Jade collegate agli amplificatori Stax diventano ancora più piacevoli, pur restando sempre alle spalle della 700mk2.

Strumentazione e catene d’ascolti delle prove:
Dac audioGD R1 – Lector digitube – Project box RS – Denafrips Venus
amplificatori Stax SRM 006TS – Stax SRM 700T - amplificatore artigianale di Mariovalvola
cuffie Stax 700mkII – Stax omega 007mkII – Stax 009



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Una premessa finale !

Per rendere questa recensione utile a tutti, va ricordata una premessa essenziale: la musica passa attraverso le orecchie che possiedono forma e sensibilità diversa per ciascuno di noi, vale a dire che non solo producono una risposta diversa alle varie frequenze per caratteristiche morfologiche, ma soprattutto rispondono differentemente l'una dall'altra alle sollecitazioni prodotte da talune bande di frequenze in particolare.
Nel mio caso specifico ( lo scrivo per orientarvi alla lettura ) manifesto una certa intolleranza alle frequenze troppo pronunciate attorno al 1,2khz e trovo altrettanto insistenti quelle troppo enfatizzate vicine ai 90hz.
Questo preambolo servirà a tarare il lettore circa la mia criticità analitica, Che talvolta manifesterà Dei giudizi viziati dal gusto squisitamente personale, così come personale è Il repertorio d'ascolto che nel mio caso e lato per la maggior parte del tempo musica classica cameristica, sinfonica e vocale.
La riproduzione di un quartetto d'archi a titolo d'esempio, metterà in luce alcuni aspetti sonori che la medesima cuffia / amplificatore / sorgente impegnato in altri generi musicali non riuscirà ad indagare con tanta introspezione. Vale ovviamente, ( e per fortuna ! ) il contrario.
L’ovvia conclusione di questa premessa è che ciascuno ha le proprie orecchie ed i propri gusti musicali e d’ascolto, e principalmente a questi deve affidarsi anche a dispetto di una lusinghiera recensione verso questo o quell’apparecchio.
Nelle recensioni dell’Orecchio Musicale non sono solitodilungarmi in misure, rilevazioni, dettami costruittivi. ecc…perchè a meno di difetti o pregi particolari da porre in evidenza al fine della percezione audio, risultano informazioni facilmente reperibili presso il sito del produttore. L’unico motivo valido per leggere la mia opinione in merito è quella di ascoltare il parere delle orecchie di un musicista.
Grazie e buona lettura.


About me
Stefano Medici, musicista, scrittore e direttore artistico, si diploma in chitarra col massimo dei voti e borsa di studio, risulta vincitore in numerosi concorsi internazionali; svolge attività di concertistica da solista e in orchestra sia in Italia che all’estero, è docente alla cattedra principale dell’Accademia della Musica.
Revisore e trascrittore di opere per chitarra ha al suo attivo collaborazioni con RAI e MEDIASET, apprezzato musicista da pubblico e critica, nella sua carriera ha ricoperto importanti incarichi culturali per il Ministero, il Conservatorio e la Regione Veneto, avviando iniziative di diffusione culturale in collaborazione anche con l’Università di Padova e Confindustria Veneto.
Ideatore e conduttore di programmi radiofonici e televisivi, dal 1995 è presidente e fondatore dell’Accademia della Musica, con la quale svolge un’importante ricerca nel campo delle neuroscienze e della Bio-risonanza applicata alla musicoterapia.

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