Cuffia Hifiman Arya

Hifiman offre in catalogo cuffie di alto livello, probabilmente contrassegnate da una firma sonora riconoscibile nella piacevolezza del suono e nello scarso se non nullo, affaticamento d’ascolto.
Caratteristiche che si guadagnano al salire dei modelli: se le apprezzatissime Sundara coinvolgono con la verve tipica dei prodotti più freschi e rivolti all’ingresso del mondo audiofilo; approdando alle Ananda si perde probabilmente un pò di impatto e qualche fuoco pirotecnico ma si cominciano ad intravedere qualità musicali di linearità ed equilibrio. Il vero salto si compie con le Arya che sembra ampliare il divario con il modello precedente, molto più di quanto non appaia confrontando direttamente Sundara ed Ananda

L’Arya, ottima cuffia, a mio avviso segna lo spartiacque fra un buonissimo ascolto ed un ottimo ascoltare. Qualcuno più attento al merketing potrebbe intravvedere scelte di posizionamento da parte di Hifiman all’interno della propria gamma, presentando prodotti di punta e lanciando successivamente la stessa tecnologia inserita in prodotti un pò meno curati esteticamente.
Ben venga la possibilità di concedere ad un pubblico più vasto, attento più al suono che alla forma, prodotti altrettanto ben suonanti con un costo meno impegnativo.
Scorrendo la gamma verso l’alto incontriamo la bellissima HE1000, giunta alla seconda versione ed ulteriormente migliorata con la serie speciale SE, e da questo modello in poi il viatico si fa molto selettivo per le possibilità economiche di molti, con modelli sempre più curati e performanti in grado di regalare sensazioni uniche. Parlo dei modelli Susvara, e Shangri-la. Un vero peccato, perchè il godimento di questi “attrezzi” per la riproduzione è tale, che in una società ideale dovrebbero risultare alla portata di ogni audiofilo per far scoprire almeno una volta nella vita l’esperienza di tali capolavori acustici.

Ultimamente l’attenzione dell’azienda si è spostata sulla mobilità con una serie di prodotti IN-EAR e l’arrivo del bluetooth su alcuni modelli interamente innovativi o rivisitati: è il caso della Deva con il dispositivo bluemini che la rende tanto una cuffia senza fili, quanto una gustosa cuffia con il cavo attraverso il quale gli ascolti migliorano un poco; e Ananda BT con la nuova membrana che alza ulteriormente l’asticella regalando reattività ed equilibrio spalmato sull’intera gamma.
Ci sono poi i modelli HE ed una sorprendente cuffia elettrostatica, la Jade II della quale abbiamo già parlato in un articolo pubblicato qualche tempo fa.

L’Arya mi è piaciuta molto, è una cuffia con la quale si fa presto amicizia e si resta piacevolmente coinvolti dalla capacità di spaziare agli estremi di gamma, con corpo e lucidità, conferendo linearità allo spettro di quasi tutte le frequenze senza rinunciare però ad un pò di “polpa” dove serve.
Il salto rispetto alla Ananda secondo il mio parere è evidente, da attribuire principalmente alla proposta del palcoscenico, non esagerato intendiamoci, ma ben localizzato e pulito in grado di mettere adeguatamente in luce gli strumenti, nonchè nel bilanciamento complessivo che rende la cuffia compagna ideale per ascolti prolungati senza il minimo affaticamento.
In questo ambito risulta quasi imbattibile, non volevo mai toglierla dalla testa durante le settimane che è stata con me, ed è stato un piacere sperimentare come si sposti dalla musica classica al jazz, dal pop al rock un pò più spinto regalando ogni volta ascolti premianti nei quali la gamma bassa a volte sembra far tremare il pavimento e la gamma media presenta gli strumenti e le voci come ben distribuite nello spazio e presenti al tempo stesso. La gamma acuta e sovracuta è forse quella alla quale mi sento di muovere qualche appunto in merito alla qualità timbrica dei suoni appartenenti allo spettro più acuto, come possono essere i suoni degli ottavini, flauti...ma anche i piatti e tintinnii che accompagnano altri generi musicali: a volte appaiono meno rifiniti e controllati rispetto al resto della gamma, come se ormai la missione fosse compiuta e anche se è rimasta una virgoletta fuori posto,....poco male, si tratta di un peccatuccio accettabile con il quale si convive felicemente. E’ la sensazione che ho ottenuto comparandola con altre cuffie, ma devo anche precisare che si potrebbe trattare di una conseguenza della curva adottata da Hifiman in generale, che tende a preservare l’eccedenza sulle armoniche medie e quindi toglie un pò di spessore all’ambiente ed alle rifinitura in gamma alta.
O forse, ancora più verosimilmente, attiene ai gusti personali !

Un paio di considerazioni rispetto alla Sennheiser HD800 e HD800S con le quali rivaleggia anche in posizionamento di mercato, per dire che nell’Hifiman Arya la gamma bassa è presentata con maggior impatto e presenza a discapito di un controllo che per gli amanti della musica classica potrebbe essere appena migliorato. Ma non appena si esce dall’ambito e ci si sposta nel genere acustico o pop l’Arya mette in scena le sue doti di protagonista con un impatto effettivamente maggiore.
Come ho già avuto modo di dire, mi è sembrato che la gamma sovra-acuta sembra leggermente meno rifinita rispetto alle tedesche, mancando di quelle armoniche che soprattutto in certi brani si vorrebbe percepire con finitura più accurata.
Però un aspetto fra tutti mi ha conquistato maggiormente dell’Arya: l’assenza di discontinuità nel crescere di frequenze: come saprà chi mi legge da anni, sono musicista classico e mi trovo spesso in mezzo ad altri strumenti a suonare sul palco, e la cuffia Hifiman riesce a percorrere le scale ascendenti della voce umana o di uno strumento solista senza flessione, senza incertezze, con una fluidità costante ed omogenea come fossimo alla presenza dello strumento in carne ed ossa, cosa che alla HD800S non riesce altrettanto bene e sembra sempre che ad un certo punto debba “scalare una marcia” per tenersi al passo, compromettendo in parte la magia dell’esecuzione. Con le Hifiman si partecipa al canto del solista immerso nel tessuto orchestrale senza alcun senso di affaticamento e calo di pressione acustica, dove l’orchestra continua il suo incedere ed il solista percorre il suo sviluppo senza discontinuità: dieci e lode all’Arya.

Mi viene da dire come le due cuffie descrivano in modo differente il palcoscenico: la cinese con un effetto stereo più marcato che le porta a distinguere la provenienza dei canali destro e sinistro e inizialmente può sembrare artificioso, ma in vero fanno presto a mescolarsi diffondendo musica in senso molto “arioso” ( scusate il gioco di parole ma provando la cuffia è un aggettivo che ricorre spesso nella mia testa ); mentre la Sennheiser ottiene un simile panorama ampio partendo però da un senso di diffusione meno localizzabile partendo dai driver.
Un altro punto saliente è la comodità di queste cuffie che ho potuto confrontare con le altrettanto comodissime HD800..e sebbene dal punto di vista strutturale Hifiman non si spenda più di tanto nemmeno nei modelli più costosi, l’obiettivo comfort è pienamente centrato.

Come sempre testo le cuffie cominciando dalle sorgenti più abituali come smartphone e ipad, che in alcuni casi assumo toni meramente provocatori: però credetemi se dico che sono rimasto almeno un mezzora abbondante ad ascoltare lo streaming con un iphone di qualche anno fa godendomi tanta bella musica !
Non sarà controllata al meglio,...non riesce a riempirsi totalmente di musica ad ogni frequenza,....non si potrà alzare il volume alle soglie di spaccatimpani ma per un ascolto disonvolto va benissimo. Il punto è che l’ascolto p cosi buono che viene da domandarsi immediatamente come suonerà con un amplificatore di quelli giusti.
La premessa ( triste premessa ) che precede l’analisi dinamica di molte prestigiose cuffie è che i produttori fanno finta di dimenticarsi di un cavo di pilotaggio quanto meno adeguato con l’ordine delle cuffie: a mio parere è inammissibile che si possano spendere migliaia di euro per oggetti che risultano castrati alla base solo perchè chi li produce risparmia qualche decina di euro nell’economia di scala, per dotarle di una cavo in grado di far esprimere al meglio il loro stesso prodotto. Mah,....

Cambiando il cavo dunque si scopre finalmente una cuffia ancora più veloce e raffinata: reattiva, tellurica nel basso e ben definita nella gamma medio-alta, ma come per altre concorrenti serve un amplificatore muscoloso per estrarne al meglio le potenzialità.
Non che l’Arya non suoni se collegata ad un amplificatore con pochi mwatts in uscita, il problema si manifesta ogniqualvolta si desideri ascoltare la cuffia a volumi bassi o moderati: suonerà sempre scavata o sbilanciata perchè non sorretta dalla necessaria energia.
Le magnetoplanari sappiamo necessitino di una buona dose di corrente ed al crescere del comparto amplificazione aumentano moltissimo le prestazioni, tanto che qualcuno le collega direttamente ai morsetti di un amplificatore per diffusori ( con le dovute precauzioni si intende )

Il giudizio finale u questa cuffia è da pieni voti, è godibile, riposante se si desidera destinare il pacchetto intellettivo anche a qualcosa altro
Il prezzo è in linea con le prestazioni erogate e con la concorrenza, trovo che anche per gli amanti di generi musicali più “mediocentrici” che trovano migliore espressione con cuffie di altri marchi, l’Arya potrebbe rappresentare una valida alternativa per integrare gli ascolti e scoprire sfumature e proposizioni sonore altrettanto gustose.
La mia opinione è che una HE1000SE rappresenti un miglioramento significativo ma non esagerato quanto invece è in grado di offrire sua maestà la Susvara: ma di questo ne parliamo nella prossima recensione.


Ringrazio il negozio Playstereo ed il titolare Sig. Ventura per la competenza e la disponibilità dimostrata.
Prodotto ordinabile presso www.playstereo.com


Strumentazione e catene d’ascolti delle prove:
Dac audioGD R1 – Lector digitube
amplificatori Docet D10 – bryston BHA-1
cuffie Hifiman Arya – Sennheiser HD800 / HD800S



Indice delle recensioni >>



Una premessa finale !

Per rendere questa recensione utile a tutti, va ricordata una premessa essenziale: la musica passa attraverso le orecchie che possiedono forma e sensibilità diversa per ciascuno di noi, vale a dire che non solo producono una risposta diversa alle varie frequenze per caratteristiche morfologiche, ma soprattutto rispondono differentemente l'una dall'altra alle sollecitazioni prodotte da talune bande di frequenze in particolare.
Nel mio caso specifico ( lo scrivo per orientarvi alla lettura ) manifesto una certa intolleranza alle frequenze troppo pronunciate attorno al 1,2khz e trovo altrettanto insistenti quelle troppo enfatizzate vicine ai 90hz.
Questo preambolo servirà a tarare il lettore circa la mia criticità analitica, Che talvolta manifesterà Dei giudizi viziati dal gusto squisitamente personale, così come personale è Il repertorio d'ascolto che nel mio caso e lato per la maggior parte del tempo musica classica cameristica, sinfonica e vocale.
La riproduzione di un quartetto d'archi a titolo d'esempio, metterà in luce alcuni aspetti sonori che la medesima cuffia / amplificatore / sorgente impegnato in altri generi musicali non riuscirà ad indagare con tanta introspezione. Vale ovviamente, ( e per fortuna ! ) il contrario.
L’ovvia conclusione di questa premessa è che ciascuno ha le proprie orecchie ed i propri gusti musicali e d’ascolto, e principalmente a questi deve affidarsi anche a dispetto di una lusinghiera recensione verso questo o quell’apparecchio.
Nelle recensioni dell’Orecchio Musicale non sono solitodilungarmi in misure, rilevazioni, dettami costruittivi. ecc…perchè a meno di difetti o pregi particolari da porre in evidenza al fine della percezione audio, risultano informazioni facilmente reperibili presso il sito del produttore. L’unico motivo valido per leggere la mia opinione in merito è quella di ascoltare il parere delle orecchie di un musicista.
Grazie e buona lettura.


About me
Stefano Medici, musicista, scrittore e direttore artistico, si diploma in chitarra col massimo dei voti e borsa di studio, risulta vincitore in numerosi concorsi internazionali; svolge attività di concertistica da solista e in orchestra sia in Italia che all’estero, è docente alla cattedra principale dell’Accademia della Musica.
Revisore e trascrittore di opere per chitarra ha al suo attivo collaborazioni con RAI e MEDIASET, apprezzato musicista da pubblico e critica, nella sua carriera ha ricoperto importanti incarichi culturali per il Ministero, il Conservatorio e la Regione Veneto, avviando iniziative di diffusione culturale in collaborazione anche con l’Università di Padova e Confindustria Veneto.
Ideatore e conduttore di programmi radiofonici e televisivi, dal 1995 è presidente e fondatore dell’Accademia della Musica, con la quale svolge un’importante ricerca nel campo delle neuroscienze e della Bio-risonanza applicata alla musicoterapia.

Accademia della Musica
@ copyright di Stefano Medici
Recensioni, Audio, hi-fi, hi-end, valvole, stax, sennheiser, beyerdynamic, review, test,cuffie, amplificatore, dac, casse, riproduzione, ascolto, elettrostaiche,dinamiche, sennheiser, beyerdynamic, akg, hifiman