Cuffia Beyerdynmic Amiron Home

La Amiron è una bella cuffia.
Lo dico per fugare ogni perplessità che potesse sorgere durante la lettura di questa recensione, nella quale farò un po’ di pulci con il mio orecchio da musicista.
Quante volte abbiamo letto aggettivi come “piaciona”,…”ruffiana”…vero, è una di quelle cuffie un tantino colorate e con una bella presenza in gamma medio bassa. Ma procediamo con ordine, il rodaggio. Mai una cuffia ha guadagnato giorno per giorno come la Amiron. Nell’ascesa della scala verso la “perfezione”, ad ogni ascolto la Beyerdynamic saliva un gradino. Non mi piace fare il rodaggio veloce collegando la cuffia ininterrottamente per 2 giorni all’impianto, il rodaggio ( secondo me ) dovrebbe essere svolto a piccoli passi e soprattutto gustandosi i miglioramenti, monitorando come si evolve il suono. E per di più su devices differenti, in modo da orientare al meglio il giudizio sul suono pilotato ora da uno smartphone come da un impianto hi end.
Ci impiegherete un po’ di più ma sarà molto più appagante. Dopo un paio di mesi di ascolto ( anche se ritengo che abbia ancora da maturare specie quando l’ascolto con le valvole ) emergono chiare le caratteristiche di questo bell’oggetto, ben costruito, ben suonante, solido e confortevole, appagante musicalmente nella sua fascia di prezzo.

La prima sensazione indossando la cuffia è quello di entrare nella platea di un cinema, o di un raffinato jazz club: insonorizzazione acustica dell’ambiente, si viene proiettati con chiarezza su una poltroncina di velluto ed il panno fonoassorbente sembra essere steso su ogni parete immaginaria della scena riprodotta. Arriva il suono: wow ! un sorriso, un brivido perché la ruffianeria di questa cuffia sta proprio qui, nello stordirti con il suo profumo dolce, lo sguardo appena malizioso, un passo da lady in abito attillato e tanto velluto rosso a smorzare l’ambiente per far si che ogni suono sia concentrato verso il focus che la cuffia intende proporre. Rispetto a cuffie più lineari siamo distanti perché la volontà di Beyerdynamic di stupire con un suono abilmente modellato verso la piacevolezza d’ascolto è nettamente percepibile nella scelta di una gamma bassa ben presente e che non appesantisce l’ascolto.
In realtà è l’effetto derivante dalla progressiva e costante caduta in risposta dai 200hz fino ai 1000hz, ampiamente compensata dall’enfatizzazione di frequenze secondarie in area 5-8khz. Qualcuno può essere infastidito da un certo picco presente proprio in zona 8000 ma a me pare ragionevolmente contenuto e cosa mai impattante più sull’attendibilità timbrica che sul disagio acustico procurato dal picco, che trovo molto più abilmente mascherato rispetto ad altre cuffie della casa.

La cuffia non stanca, ed una volta fatto l’ingresso nella sua scena riproduttiva ci si abitua immediatamente e non si manifesta il desiderio di cambiarla con qualcos’altro, semmai gli appassionati del suono aperto ( inteso “nell’aria” ) dopo un ascolto prolungato potrebbero avvertire la necessità di cambiare il palcoscenico sonoro.
Ma parliamo di suono, e sia sempre ben presente che si tratta di osservazioni personali dettate dai miei gusti musicali e dalla “RF” del mio personale apparato auricolare !
Con l’ipod e lo smartphone – certo che 250 ohm non sono pochi ma si lascia ascoltare ad un volume accettabile specie con generi tranquilli mettendo in luce comunque il carattere di cuffia nitida in alto, graffiante sugli ottoni e con un basso morbido e avvolgente tutto sommato timidamente controllato dalle modeste capacità di output. Ovviamente, gamma, bilanciamento tonale, headstage, coerenza timbrica e quant’altro resta compressa o per meglio dire, inespressa.
Collegata all’uscita generica di un amplificatore integrato la Amiron alza la voce e si comincia a comprendere la sua intonazione, molto godibile, piacevole, avvolgente come una tavoletta di cioccolato, con un basso generoso e gamma alta definita ma mi sembra che tutto ciò sia ottenuto sacrificando leggermente lo spettro delle frequenze a me più care e più complesse da rendere, quelle prossime ai 600-800hz Inoltre pur suonando più aperta rispetto alla risicata uscita dell’ipod si nota una cucitura a “V” della gamma che in alto suona aperta ed estesa, ma che via via scende chiudendosi togliendo luminosità alla scena. Provandola con amplificatori via via più importanti il suono migliora, sale progressivamente in alto come posizione d’ascolto, si allarga ma soprattutto si bilancia nell’equilibrio bassi-medi-alti grazie anche all’adozione del pilotaggio a masse separate che le fa guadagnare prontezza in primis e acutanza nel fuoco, e pure una miglior qualità nell’immagine complessiva.

La prima sensazione indossando la cuffia è quello di entrare nella platea di un cinema, o di un raffinato jazz club: insonorizzazione acustica dell’ambiente, si viene proiettati con chiarezza su una poltroncina di velluto ed il panno fonoassorbente sembra essere steso su ogni parete immaginaria della scena riprodotta. Arriva il suono: wow ! un sorriso, un brivido perché la ruffianeria di questa cuffia sta proprio qui, nello stordirti con il suo profumo dolce, lo sguardo appena malizioso, un passo da lady in abito attillato e tanto velluto rosso a smorzare l’ambiente per far si che ogni suono sia concentrato verso il focus che la cuffia intende proporre. Rispetto a cuffie più lineari siamo distanti perché la volontà di Beyerdynamic di stupire con un suono abilmente modellato verso la piacevolezza d’ascolto è nettamente percepibile nella scelta di una gamma bassa ben presente e che non appesantisce l’ascolto.
In realtà è l’effetto derivante dalla progressiva e costante caduta in risposta dai 200hz fino ai 1000hz, ampiamente compensata dall’enfatizzazione di frequenze secondarie in area 5-8khz. Qualcuno può essere infastidito da un certo picco presente proprio in zona 8000 ma a me pare ragionevolmente contenuto e cosa mai impattante più sull’attendibilità timbrica che sul disagio acustico procurato dal picco, che trovo molto più abilmente mascherato rispetto ad altre cuffie della casa.

Bonny light horseman > lowlands > la scena è buona, bell’ambientazione acustica, ma i colpi di basso restano in fondo, al buio, senza timbrica, senza spazialità, percepiti come un tonfo sordo senza profondità e spessore armonico. Secondo me può fare meglio: urge un cavo diverso.
L’uscita cuffie bilanciata del CEC HD53N unita al cavo in argento dona alla cuffia luce e spazio e mi perdo in questo ascolto rinnovato che separa meglio i piani, alleggerisce il basso impastato e lo rende più articolato e nitido ma non veloce come potrebbero fare altri trasduttori, nel complesso molto bello, ma…
Torno alla prima traccia del CD e le pennate della chitarra sono più corpose, il sapore degli arpeggi diventa più caldo e lo stage generale aumenta, come la separazione dei canali sebbene la amiron tenda ancora alla trilogia equilatera orecchio dx – orecchio sx – centro molto prossimo alla fronte.

Con un dac un pò più neutro rispetto al Lector attraverso il quale collegavo Daphile all’amplificatore, trasforma la Amiron Home in un rasoio sia per la capacità rivelatrice ma anche per accordatura generale: se l’incisione è un po’ “furbetta” dedicata a dispositivi comuni, per dirla in altri termini “non audiophile” si avverte una certa scollatura timbrica nella quale i bassi stanno rilegati là, poi poco più avanti galleggiano i medi e più in là ancora incontreremo la parte acuta, ma con le incisioni Hi RES l’ascolto è musicale e concretamente appagante.
L’ascolto in bilanciato della Amiron mi piace molto ed in certi generi musicali l’ho persino posta a confronto con la Sennheiser HD800S…la quale può aver storto il naso per essere messa a paragone con un cuffia divisa da una notevole differenza di prezzo.
Non fraintendetemi, per gusti personali la 800s resta un bel paio di spanne sopra, ma il solo fatto di far nascere l’idea di un confronto diretto la dice lunga sulle qualità di questa Beyerdynamic, infatti una della caratteristiche che apprezzo maggiormente della Amiron è il “fuoco sul microfono”. L’effetto “prossimità” quando il cantante porta il microfono vicino alla bocca e si riescono a percepire sussurri, messe di voce velate, umettature che in alcuni casi si abbinano al sound generale.
Con la Amiron Home ci sono tutte, ben evidenti e piacevoli, tanto che le arrivo quasi a preferire alle Sennheiser in tutti quei brani nei quali la voce del cantante, specie le voci maschili, non sia supportata da orchestrazioni estese ed acustiche in particolare, che si giovano della scena nella quale la Sennheiser HD800S è ancora regina incontrastata..

E le sibilinati ? Quante si legge di questo limite che molte produzioni Beyerdynamic noverano nella riproduzione, ma con le Amiron mi sembrano ben contenute, e vengono ulteriormente tenute a bada dal pilotaggio bilanciato. Semmai ravviso una componente elettrificata sulle estreme frequenze di arrotondamento delle voci femminili, delle corde dei violini, delle code di alcuni riverberi. Una metallizzazione che toglie armoniche e lascia un ricordo secco ed elettrificato anche dove non si vorrebbe.
Il secondo punto che mi fa dire ottimo lavoro Amiron, ( ma non fa scappare la lode o la menzione d’onore ) è l’accordatura della cuffia con un basso appagante, un bel fuoco sulle voci, una gamma acuta aperta e godibile, ma manca quella presenza determinata dalle frequenze medie, che conferiscono ambiente e spessore alla corda dell’arpa, al contralto femminile, al clarinetto, al liuto etc.
Qui vi parla davvero il musicista ed in particolare il chitarrista, abituato a conoscere il risultato della corda pizzicata, che come insegna la fisica delle onde, se pizzicata in punti diversi emette un’onda risultante diversa più o meno ricca di armonici ed in parole semplici piacevole e rotonda. E’ come se il suono della corda prodotto dalla cuffia Beyerdynamic fosse vicino al ponticello, lontano dalla risonanza spuria della buca, quindi più asciutto, meno ricco, meno polposo, non proprio naturale come dovrebbe risultare.
In questi frangenti restano campioni di riferimento le cuffie elettrostatiche o cuffie di mia conoscenza come le vecchie Sennheiser ovation ed in parte le 800 le quali, come è naturale che sia, peccano da qualche altra parte. Nessuno è perfetto. .

Quest’ultima annotazione ha un certo peso per le mie orecchie legato a motivi professionali, ma per molti altri potrebbe divenire abbastanza trascurabile.
Quando ho descritto la Amiron Home come la sensazione acustica che si prova entrando in una sala coimbentata acusticamente, senza riflessione, con poco “ambiente”, si intuisce l’alchimia dei progettisti che sanno bene come compensare il calo attorno al 1khz con le rifiniture delle frequenze più alte in spettro, ma la sensazione che mi resta è quella di dover alzare appena il volume per riappropriarmi della corposità sottratta ad alcuni riverberi naturali che producono la sensazione di “presenza” nel contesto scenico.
Detto questo, una volta fatta la tara su questa lieve flessione di polposità in gamma, ci si concentra solo sulla musica e tutto resta moltissimamente godibile.

In conclusione ho trovato la Beyerdynamic Amiron Home un’ottima cuffia capace di proporre un ascolto piacevole del quale ci si innamora subito, e nella fascia di prezzo nella quale è proposta rappresenta un ottimo acquisto sia per il carattere che riesce a sfoderare con i generi più vivaci che anche nella musica classica, nella quale però viene a mancare un pò di realtà timbrica che alla lunga fa desiderare qualcosa di più lineare. Però è una cuffia coinvolgente e se non tutta la classica le riesce al meglio, basta cambiare leggermente ambito e spostarsi nel jazz ed ecco emergere un rigore ed una articolazione complessiva gustosa e di spessore, unita ad una ambientazione sonora che per apertura della scena e completezza in gamma bassa, se la batte alla pari anche con cuffie ben più prestigiose ( e costose ! ).



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Una premessa finale !

Per rendere questa recensione utile a tutti, va ricordata una premessa essenziale: la musica passa attraverso le orecchie che possiedono forma e sensibilità diversa per ciascuno di noi, vale a dire che non solo producono una risposta diversa alle varie frequenze per caratteristiche morfologiche, ma soprattutto rispondono differentemente l'una dall'altra alle sollecitazioni prodotte da talune bande di frequenze in particolare.
Nel mio caso specifico ( lo scrivo per orientarvi alla lettura ) manifesto una certa intolleranza alle frequenze troppo pronunciate attorno al 1,2khz e trovo altrettanto insistenti quelle troppo enfatizzate vicine ai 90hz.
Questo preambolo servirà a tarare il lettore circa la mia criticità analitica, Che talvolta manifesterà Dei giudizi viziati dal gusto squisitamente personale, così come personale è Il repertorio d'ascolto che nel mio caso e lato per la maggior parte del tempo musica classica cameristica, sinfonica e vocale.
La riproduzione di un quartetto d'archi a titolo d'esempio, metterà in luce alcuni aspetti sonori che la medesima cuffia / amplificatore / sorgente impegnato in altri generi musicali non riuscirà ad indagare con tanta introspezione. Vale ovviamente, ( e per fortuna ! ) il contrario.
L’ovvia conclusione di questa premessa è che ciascuno ha le proprie orecchie ed i propri gusti musicali e d’ascolto, e principalmente a questi deve affidarsi anche a dispetto di una lusinghiera recensione verso questo o quell’apparecchio.
Nelle recensioni dell’Orecchio Musicale non sono solitodilungarmi in misure, rilevazioni, dettami costruittivi. ecc…perchè a meno di difetti o pregi particolari da porre in evidenza al fine della percezione audio, risultano informazioni facilmente reperibili presso il sito del produttore. L’unico motivo valido per leggere la mia opinione in merito è quella di ascoltare il parere delle orecchie di un musicista.
Grazie e buona lettura.


About me
Stefano Medici, musicista, scrittore e direttore artistico, si diploma in chitarra col massimo dei voti e borsa di studio, risulta vincitore in numerosi concorsi internazionali; svolge attività di concertistica da solista e in orchestra sia in Italia che all’estero, è docente alla cattedra principale dell’Accademia della Musica.
Revisore e trascrittore di opere per chitarra ha al suo attivo collaborazioni con RAI e MEDIASET, apprezzato musicista da pubblico e critica, nella sua carriera ha ricoperto importanti incarichi culturali per il Ministero, il Conservatorio e la Regione Veneto, avviando iniziative di diffusione culturale in collaborazione anche con l’Università di Padova e Confindustria Veneto.
Ideatore e conduttore di programmi radiofonici e televisivi, dal 1995 è presidente e fondatore dell’Accademia della Musica, con la quale svolge un’importante ricerca nel campo delle neuroscienze e della Bio-risonanza applicata alla musicoterapia.

Accademia della Musica
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